Con la sentenza num. 35874 del 2009 la V sez. Penale della Corte di Cassazione ha stabilito che il coniuge che ingiuria e calunnia la propria suocera, in sua assenza, dovrà risarcire il coniuge per i danni morali subiti.
Lo ha stabilito questa clamorosa sentenza della Suprema Corte che, per la prima volta, ha condannato un uomo a risarcire i danni morali alla moglie perché, in una accesa discussione, ne aveva offeso la madre.
Ma analizziamo ora i fatti posti a fondamento di questa clamorosa sentenza: Il tutto è iniziato due anni fa a Roma. Un marito, durante un violento litigio con la propria moglie apostrofò la madre della donna come la responsabile del loro continuo malessere e fonte unica dei loro problemi, calunniandola con parole offensive (il tutto, ovviamente, in sua assenza).
La moglie, duramente offesa, si rivolse il giorno dopo ad un avvocato decidendo di citare in giudizio il marito per porre fine a quella situazione ormai diventata insostenibile denunciandolo per calunnia e portando a testimoniare dell’accaduto il figlio della coppia che aveva assistito alla discussione.
Al processo iniziato a seguito alla denuncia, l’uomo si è visto condannare in primo grado e, in sede di impugnazione della sentenza emessa, provò a contestare il difetto di legittimazione attiva della moglie in quanto non lesa, in prima persona, dalle ingiurie oggetto di causa. Ma i Supremi Giudici, al contrario, motivarono che: “per quanto le volgari espressioni di disprezzo pronunciate dall’imputato nel rivolgersi alla moglie si riferissero alla madre, non vi è dubbio che ne sia derivata una lesione del decoro della moglie stessa, lesione quindi suscettibile di risarcimento ”.
Si tratta in realtà di una sentenza davvero rivoluzionaria: per la prima volta infatti la Cassazione ha esteso il reato di ingiuria anche ai parenti stretti, considerando lo stretto legame di parentela fra la persona cui sono rivolte le espressioni offensive, in questo caso la moglie, e la persona destinataria degli insulti, la suocera (anche se in quel dato momento assente), ritenendo quindi le ingiurie come un’offesa alla dignità di chi le ascolta.
Quindi con questa sentenza i Giudici della Corte di Cassazione hanno considerato che offendere la suocera, indipendentemente dalle motivazioni che portano a farlo, mortifica la dignità della moglie – in quanto figlia della persona offesa- e spezza il rapporto di fiducia tra i coniugi.
Quindi d’ora in poi il coniuge, durante i litigi coniugali, non potrà più apostrofare la madre di sua moglie/marito con parole ingiuriose adducendolo, quale scusante, lo sfogo di un momento.